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Usamaru Furuya

le sue opere

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  1. Django Spaced
     
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    ¡Que viva México!

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    Usamaru Furuya con questo volume (serializzato nel 2006 su Manga Erotics F) torna nei territori congeniali dell'avanguardia spinta, e lo fa con un risultato folle e sontuoso.
    La storia è tratta da una pièce del Tokyo Grand Guignol, emanazione nipponica del teatro parigino specializzato in rappresentazioni macabre e grottesche. Litchi Hikari Club era appunto una delle quattro opere messe in scena nella metà degli anni '80, con la collaborazione fra l'altro (anche come attore) di Suehiro Maruo, il maestro dell'ero-guro.
    Furuya ammette nella postfazione di essere stato molto influenzato, nella sua formazione, da quel movimento artistico, e che l'adattamento in forma di fumetto di LHC era solo questione di tempo, fino alla completa fiducia nelle sue capacità grafiche.

    Il manga ha in effetti un'ambientazione quasi teatrale, dopo l'apertura del sipario siamo in una città decadente, con fondali post-industriali di ciminiere e detriti.
    In una "base segreta" nel sottosuolo, una banda di ragazzi (tutti studenti di una scuola maschile) ha fondato l'Hikari Club, il club della luce, con lo scopo di creare la perfetta intelligenza artificiale. A capo di tutto c'è Zera, uno psicopatico che controlla i suoi sottoposti, dei veri esaltati, con una disciplina ferrea.
    Eliminato qualche intruso (un curioso viene cecato e una prof sbudellata) tale macchina viene alfine completata: Litchi, un grosso robot, novello Frankenstein metallico. Il nome viene dalla sua alimentazione a datteri cinesi (!?!).
    La funzione di Litchi è presto evidente: rapire una ragazza bellissima per farne la dea del sottosuolo e la musa del club. Ma è il fallimento: come può un robot riconoscere la bellezza? A questo sopperisce il cervellone della banda, immettendo in memoria un programma che convince Litchi della sua natura umana.
    Il risultato è sorprendente: viene catturata la meravigliosa Kanon.
    Il pazzo Zera però si accorgerà presto delle conseguenze: da una parte le sue fissazioni di tradimento porteranno a un vero bagno di sangue; dall'altra la convivenza fra Kanon e Litchi donerà un'educazione alla macchina con uno sviluppo da "la Bella e la Bestia".
    Il finale è un crescendo memorabile.

    Litchi Hikari Club è un fumetto di un'ironia macabra, ma sotto la crosta affiorano temi sostanziosi, dal significato di "umanità" al rifiuto di crescere, dall'ideale di bellezza eterna alla decadenza sociale, dai rimandi all'imperatore romano Eliogabalo al luminoso romanticismo della storia d'amore fra Litchi e Kanon, dall'omosessualità (ma le lettrici yaoi forse da qui scapperebbero) ai fanatismi fideistici in cui non si segue la ragione.
    E ovviamente è splatter ed eccessivo da bollino rosso.

    I disegni sono eccellenti: il chardesign chiaro omaggio a Maruo coi suoi labbroni rossi, l'ambientazione opprimente resa in modo magistrale, chicche a profusione (la vista "pixellata" attraverso gli occhi di Litchi), ritmo attanagliante.
    Edizione francese da IMHO in 15x21, cover plastificata opaca e interno pari pari all'edizione nipponica, circa 330 pagine; mancando bandelle o sovracoperta si perdono però le illustrazioni sui risvolti: ma è la sola lamentela. La copertina è stata toccata il meno possibile, salvaguardando così l'inventiva del logo originale.

    Bello. Malato ma bello, forse il miglior manga di Furuya dopo "La Musica di Marie".
     
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16 replies since 2/12/2006, 23:20   1252 views
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