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Kujira no Kora wa Sajou ni Utau

Abi Umeda

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  1. Django Spaced
     
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    ¡Que viva México!

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    Questo è il bellissimo mango di Abi Umeda apparso fra i candidati di quest'anno al premio Tezuka.
    Lo sto leggendo nell'edizione francese, Les Enfants de la Baleine, pubblicato da Glenat come seinen nonostante dovrebbe essere uno shojo di Akita Shoten (la rivista è la stessa de La Foresta di Miyori di Hideji Oda).
    Perché quest'acrobazia? Forse per evidenziare il tratto inconsueto, le ambientazioni sembrano tratte a forza da bozzetti di Miyazaki. L'autrice non è al suo primissimo fumetto, sembra abbia spaziato ma con un occhio di riguardo per queste atmosfere fantasy-malinconiche. Comunque disegna bene, dannatamente bene.

    L'ambientazione è... potremmo dire distopica-new age, con un mondo post-civilizzato dove un mare di sabbia ha ricoperto e sgretolato le vestigia del passato.
    Su questo bizzarro "mare" avanza la Balena di Argilla, una specie di piccola isola flottante abitata da una stirpe in grado di usare poteri telecinetici. Il prezzo da pagare però è alto: la vita si accorcia e si muore verso la trentina.
    Fa eccezione un 10% della popolazione, non dotata di "magia" e destinata a lunga vita, per questo tale consiglio degli anziani detiene il vero potere e custodisce qualche mistero.
    La prima parte del fumetto ci porta a conoscere alcuni protagonisti, fra i quali il 14enne Chakuro, archivista degli eventi quotidiani, la sua amica/morosa Samy e altre persone fra le quali l'irrequieto Ohmi, spesso ospite nella prigione locale (sort of).

    Devo dire la verità, questo inizio non è esaltante, uno slice of life sì con originali semi disseminati qua e là, ma lievemente versato a ingenui e buoni sentimentalismi, per quanto ottimamente illustrati: una specie di Amanchu meno soporifero.
    Ma da metà volume progressivamente quest'impressione viene spazzata via da virate drammatiche, come uno schermo fumoso messo ad arte: prima con l'avvistamento di un'altra isola, piena di tombe e con una sola sopravvissuta, una ragazza-soldato (Lycos) dalle emozioni aspirate da uno strano essere - chiamato "nous" (il testo è pieno di parole in greco antico) - dispensante oblio; e poi con l'apparizione di truppe armate che si danno allo sterminio e alla distruzione della Balena di Argilla...

    La storia progressivamente sale di livello: questo mango non sarebbe esistito se l'autrice non avesse mai letto Nausicaa o visto Laputa (i due protagonisti somigliano sempre più a Pazu e Sheeta :P ).
    Però senza volerne essere un remake, un prequel, una scimmiottata calligrafica.
    La trama è bella, ricca, oserei dire potente, quando la filosofia naturalistica e esistenziale di N. viene rielaborata con costrutto.
    Uno schema di fondo è già svelato, gli abitanti dell'isola sono i discendenti di criminali banditi dall'impero, e devono scomparire perché la loro nave custodisce un "nous" da non far cadere nelle mani di eventuali nemici.
    Questo impero che regna privando i sudditi di emozioni è uno dei punti forti nel creare le motivazioni alla vita. Contribuiscono i suoi personaggi in chiaroscuro; mentre per quanto riguarda "La Balena" non mancano le emozioni,
    se c'è chi preferirebbe il suicidio alla lotta.
    In mezzo a queste morti e misteri, non disturba neppure la limpidezza d'animo del protagonista, o i momenti più eterei.
    I disegni sono eccellenti, capisco perché in Francia abbiano esitato a definirlo shojo per non omologarlo alla visione popolare del genere qui in Europa: sembra più uno di quei seinen disegnati da donne di Enterbrain.



    5728524-09

    les-enfants-de-la-baleine-_illustration

    Edited by Django Spaced - 28/3/2017, 22:34
     
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