| CITAZIONE (shock_estremo @ 20/2/2005, 12:43) | Io ho scaricato vari manga di adachi...però fino ad ora non ne ho letto nessuno,perchè odio leggere sul pc!!
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Beh, se interessa a qualcuno, tempo fa avevo scritto una recensione di Miyuki... Ah, è il mio manga preferito di Adachi dopo Touch
Miyuki fu serializzato (e raccolto in 12 volumi) fra il 1980 e il 1984, quindi in contemporanea con lo splendido Touch (1981-1987). Si può ben dire che queste due opere sono quelle della maturazione definitiva di Adachi sia come stile narrativo che grafico, il decennio 1980-90 rappresenta quasi certamente il suo apice artistico. La straordinaria attualità di questi fumetti a venti anni dalla realizzazione li pone senza mezzi termini nella ristretta cerchia dei capolavori della letteratura manga.
Potrei definire Miyuki come la perfetta commedia sentimentale in stile nipponico. Ne diventa il riferimento stilistico, tuttavia il termine "commedia" è quasi limitativo, perchè non mancano i momenti più riflessivi ed intensi. L'assenza del tema sportivo, che elimina quell'aspetto di "sfida" presente in molti altri lavori di Adachi, è rimpiazzato dalla possibilità di focalizzare in maggior misura altri elementi, sia umoristici, sia sentimentali, sia di introspezione e caratterizzazione psicologica dei personaggi, per cui alla fine ne risulta un'opera allineata al calibro di capolavori come Touch e Rough.
La storia. Masato Wakamatsu, il protagonista, un tipo ordinario. Nei suoi sedici anni di vita ne sono successi di avvenimenti. Sono morte entrambe le sue madri, da sei anni non vede il padre e la sorella che vivono all'estero, ed ha appena scoperto di avere una cotta per la sua compagna di classe Miyuki Kashima, dolce, bella e intelligente, la classica ragazza perfetta. Ma ecco che improvvisamente irrompe nella sua vita la sorella, tornata a vivere insieme a lui per studiare in Giappone. Ah! Per combinazione... si chiama Miyuki anche lei, Miyuki Wakamatsu. Masato quasi non la riconosce: la bimbetta che ricordava ha ormai quindici anni ed è diventata una splendida ragazza. Così speciale che è inseguita da tutti: -Ryuichi Masaki, uno spaccone compagno di classe di Masato, che giunge a farsi bocciare per ripetere l'anno e stare nella stessa classe di lei; -Torao Nakata, scapolo trentenne e suo professore di educazione fisica che se la vorrebbe sposare ma intanto allunga le mani; -Yasujiro: in realtà è il padre della Kashima, è un poliziotto ma anche... un mezzo maniaco a cui piacciono le ragazzine! Il guaio, oltre a dover fronteggiare una simile scombinata combriccola, è che anche Masato sente di provare qualcosa di "strano" nei confronti della sorella. Ma aspetta un attimo... in realtà, dopo che la sua vera madre morì, quando il padre decise di risposarsi con una giovane donna a sua volta vedova, assieme alla nuova mamma comparve dal nulla anche Miyuki! Ma questo vuol dire... che in realtà Masato non ha con lei vincoli di sangue, che non è davvero sua sorella? E lei, che in effetti sembra tenere al fratello più che a qualunque altra cosa, ne è al corrente o era troppo piccola per ricordarselo?
Quest'opera è in bilico fra differenti situazioni. E' sì una commedia con momenti veramente divertenti, ma questi, nello stile dell'autore, sono spesso solo elementi per stemperare i temi da trattare, che sono tutt'altro che superficiali. L'amore, il dolore, la vita, visti con gli occhi di un ragazzo ma nel quale ci potremmo tutti identificare facilmente. E qui, a complicare le cose, una situazione pseudo-incestuosa, nella quale Masato si troverà spiazzato, cercando di essere un fratello per non negare quel minimo di famiglia che è rimasto ai due ragazzi. Gli ci vorrà molto tempo per trovare il coraggio di affrontare i suoi dubbi, per mettere ordine nel groviglio delle emozioni. Sì, questo è il tema di fondo di Miyuki (come anche dello stupendo e successivo Jinbee, forse l'opera più impegnata di Adachi): l'amore può avere dei limiti imposti? Ed ecco perciò che affiorano momenti veramente coinvolgenti e commoventi: Miyuki contiene alcune fra le più belle cose create dalle matite e dal genio di Mitsuru Adachi. Nel decimo volume, ad esempio. O nei due sublimi capitoli finali.
L'evoluzione grafica in Miyuki è evidentissima. I primi capitoli sono ancora parzialmente legati al disegno più anonimo e di transizione del primo Adachi, ma già dopo pochi volumi compare quello stile definitivo che arriva ai giorni nostri, con un tratto molto pulito, semplice e caratteristico ma di enorme spessore ed espressività, con cui riesce a trasmettere sensazioni senza neanche l'uso delle parole. Come anche con gli scorci urbani, di contro molto realistici e da sempre parte integrante della sua poetica. In simbiosi con l'evoluzione visuale, c'è anche quella narrativa. La base sentimentale e quella sottilmente malinconica è sempre presente, ma all'inizio c'è una netta preponderanza del lato umoristico da commedia degli equivoci, poi si muta pelle fino a giungere ad uno splendido bilanciamento nella parte centrale, finchè negli ultimi due volumi l'aspetto emozionale e introspettivo assurge a protagonista assoluto.
Miyuki non è finora mai arrivato in Italia in versione cartacea, grazie alla cecità di editori che preferiscono pubblicare prodotti, anche di genere simile, che se paragonati con questo manga fanno una figura imbarazzante. Obbligatorio per chiunque nutra un minimo interesse per Adachi e consigliatissimo a chi ama le commedie alla Maison Ikkoku, a chi apprezza fumetti in cui convivano profondità e divertimento, con uno stile che trascende dai generi e di fronte al quale termini come shonen o shojo perdono di significato. Miyuki è un capolavoro. |
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