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Oneshot by SMO Project

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    Sorella Alberta

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    senza sprofondare nel torpido a tutti i costi, la Takemiya, con l'estrema eleganza che le è consueta, ha qui davvero illustrato il conflitto fra adolscenza e maturità, fra innocenza e consapevolezza del sesso, fra un mondo di ragazzini capaci di gesti spontanei quanto disperati e un mondo adulto, rappresentanto soprattutto da Sara e dal conte, a tratti torbido a tratti protettivo, ma soprattutto consapevole e sicuro della propria stabilità di adulti, e in certi momenti nostalgico di un periodo in cui si era ancora capaci di sentimenti puri e incondizionati.

    e ancora: bellissimo, fatto da dio, il processo di quasi completa maturazione di Marion, che dapprima considera la sessualità come qualcosa di sporco, poi, tra le braccia di Sara, una prostituta, capisce quanto ci possa essere di bello e di naturale nel sesso


    Opere come Castello (shiro) e La figlia Iguana sono a mio avviso degli autentici capolavori... e anche Marine, che secondo me è in qualche modo "ikediano"...

    io mi chiedo davvero, almeno per la Hagio, che cosa avevano in testa quando hanno pubblicato Siamo in undici... sono sicuro, ora, che almeno per quanto riguarda la Hagio, hanno davvero sbagliato opera... o perlomeno: pubblicare tante storie brevi, magari non raccolte tutte già in Giappone in un apposito volume produceva delle difficoltà, quindi hanno optato per un manga singolo autoconclusivo, di un certo numero di pagine, e anche "avventuroso"... ma sta di fatto che non c'è assolutamente paragone tra la Hagio di Shiro quella di Siamo in undici.

    Castello è quello che mi è piaciuto immensamente di più: la metafora del castello, pur essendo scoperta, è genuina e in armonia con tutto il resto, non sa di cerebrale o di appiccicato... la Hagio, effettivamente, è una che gioca molto con queste metafore, potrebbe magari in certe circostanze evitarle e farle avvertire comunque anche nello scorrere "realistico" della storia... ma sta di fatto che probabilmente, tolti questi siparietti immaginosi, forse non sarebbe più la Hagio, sarebbe meno caratteristica insomma.

    La Figlia dell'Iguana, pur essenso anche questa "fatta a tavolino" è comunque di una capacità comunicativa, direi esorbitante, straripante... è una storia commovente. Anche qui la costruzione, l'artificio è scoperto, ma funziona comunque benissimo, l'artificio grafico, per cui noi effettivamente vediamo un'iguana con la divisa scolastica, non fa altro che fortificare ulteriormente il senso della storia.
    Marine è forse quella che definirei meno artificiosa, più spontanea e sentimentale, se la pareggia con l'Iguana, direi. Graficamente è quella che mi è piaciuta di più, grazie ai primi piani malinconici e espressivissimi di Marine... mi ricordava alcune donne ikediane.

    Yanagi no Ki io penso che sia comunque geniale, anzi questo aggettivo è perfetto, nel senso che non è proprio da tutti comunicare tanti tanti sentimenti, soprattutto quelli che intercorrono fra madre e figlio, semplicemente, con un *esiguissimo* numero di vignette, ma soprattutto vignette in cui c'è solo un salice, una donna misteriosa, passanti, fra cui alcuni non casuali si avvicinano... è un climax perfetto questa storia, mi ha comunicato tantissimo... è genuina, pur nella sua "costruzione" ricercata, il sentimento si esprime con la giusta intensità, nè troppo tenue, nè troppo urlato. è di una delicatezza sopraffina.

    Ragini, effettivamente, è quello che merita gli aggettivi di "costruito", "artefatto", "distaccato", "cerebrale", "intellettualistico"... l'artificio è così evidente che non permette nessuna empatia, la comunicazione con il lettore è difficoltosa, in alcuni momenti addirittura si interrompe... è un altro lato della Hagio che a me non piace, in effetti.

    SlowDown è di una Hagio più fantascientifica che ancora devo comprendere bene


    Edited by Emy_SMO - 28/10/2007, 21:51
     
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    Sorry, anziché su "rispondi" ho cliccato su "modifica" e così senza volere ho parzialmente modificato il tuo messaggio. :sniff:

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    senza sprofondare nel torpido a tutti i costi, la Takemiya, con l'estrema eleganza che le è consueta, ha qui davvero illustrato il conflitto fra adolscenza e maturità, fra innocenza e consapevolezza del sesso, fra un mondo di ragazzini capaci di gesti spontanei quanto disperati e un mondo adulto, rappresentanto soprattutto da Sara e dal conte, a tratti torbido a tratti protettivo, ma soprattutto consapevole e sicuro della propria stabilità di adulti, e in certi momenti nostalgico di un periodo in cui si era ancora capaci di sentimenti puri e incondizionati.

    Esatto: questo "stare in sospeso" di Sara è uno degli aspetti del manga che più gradisco e purtroppo un aspetto che nella versione animata di Natsu e no tobira -pur bellissima- non è stato preso in considerazione, essendo Sara -in quel caso- tratteggiata come un personaggio evil :huhuhu:

    CITAZIONE
    e ancora: bellissimo, fatto da dio, il processo di quasi completa maturazione di Marion, che dapprima considera la sessualità come qualcosa di sporco, poi, tra le braccia di Sara, una prostituta, capisce quanto ci possa essere di bello e di naturale nel sesso

    E' sempre il tema di "passaggio" dall'adolescenza all'età adulta. Marion ci riesce grazie a Sara, mentre Claude purtroppo non ci riesce e rimane "cristallizzato" nell'adolescenza. Chi riesce ad accettare il cambiamento, va avanti, mentre chi non riesce ad accettarlo è costretto a fermarsi. Tempo fa c'era un sito che esaminava questo aspetto ricollegandolo al mito di Leda e il cigno, ma non riesco più a trovarlo :buu:

    CITAZIONE
    Opere come Castello (shiro) e La figlia Iguana sono a mio avviso degli autentici capolavori... e anche Marine, che secondo me è in qualche modo "ikediano"...

    Secondo me Marine non è tanto ikediano, la sceneggiatrice si è rifatta a un film in bianco e nero, famoso anche da noi come "Il ritratto di Jennie". E ora mi sovviene che devo curare la nota informativa relativa in proposito :buu: Anch'io adoro Shiro e La figlia di Iguana^^

    CITAZIONE
    io mi chiedo davvero, almeno per la Hagio, che cosa avevano in testa quando hanno pubblicato Siamo in undici... sono sicuro, ora, che almeno per quanto riguarda la Hagio, hanno davvero sbagliato opera... o perlomeno: pubblicare tante storie brevi, magari non raccolte tutte già in Giappone in un apposito volume produceva delle difficoltà, quindi hanno optato per un manga singolo autoconclusivo, di un certo numero di pagine, e anche "avventuroso"... ma sta di fatto che non c'è assolutamente paragone tra la Hagio di Shiro quella di Siamo in undici.

    A me è piaciuto anche Siamo in undici, ma concordo col fatto che sono veramente opere "diversissime" e che la Hagio è famosa più per un altro stile di narrazione e di racconti, che però -sempre secondo me- sono più difficili da comprendere per il pubblico italiano. In fondo Siamo in undici è una space opera e non c'è bisogno di un grande background culturale, ma per Thoma no Shinzou avrebbero dovuto spiegare un po' di cose... insomma credo che l'abbiano considerato troppo difficile. Anche Poe secondo me non è semplicissimo :buu: è una storia di vampiri che però non è sui vampiri... cioè il tema del vampirismo mi sembra più trattato per riflettere e far riflettere su temi come l'eterna giovinezza e il tempo, la memoria, l'adolescenza cristallizzata.

    CITAZIONE
    Castello è quello che mi è piaciuto immensamente di più: la metafora del castello, pur essendo scoperta, è genuina e in armonia con tutto il resto, non sa di cerebrale o di appiccicato... la Hagio, effettivamente, è una che gioca molto con queste metafore, potrebbe magari in certe circostanze evitarle e farle avvertire comunque anche nello scorrere "realistico" della storia... ma sta di fatto che probabilmente, tolti questi siparietti immaginosi, forse non sarebbe più la Hagio, sarebbe meno caratteristica insomma.

    Castello è quello che mi ha fatto penare di più come adattamento... secondo me è proprio difficile, e poi il finale spiazza più di qualcuno. Se non erro è la storia breve della Hagio con meno feedback :buu:

    CITAZIONE
    La Figlia dell'Iguana, pur essenso anche questa "fatta a tavolino" è comunque di una capacità comunicativa, direi esorbitante, straripante... è una storia commovente. Anche qui la costruzione, l'artificio è scoperto, ma funziona comunque benissimo, l'artificio grafico, per cui noi effettivamente vediamo un'iguana con la divisa scolastica, non fa altro che fortificare ulteriormente il senso della storia.
    Marine è forse quella che definirei meno artificiosa, più spontanea e sentimentale, se la pareggia con l'Iguana, direi. Graficamente è quella che mi è piaciuta di più, grazie ai primi piani malinconici e espressivissimi di Marine... mi ricordava alcune donne ikediane.

    Ah, ma allora intendi ikediano come grafica?
    Iguana piace moltissimo anche a me... devo ancora finire di vedere il drama.

    CITAZIONE
    Yanagi no Ki io penso che sia comunque geniale, anzi questo aggettivo è perfetto, nel senso che non è proprio da tutti comunicare tanti tanti sentimenti, soprattutto quelli che intercorrono fra madre e figlio, semplicemente, con un *esiguissimo* numero di vignette, ma soprattutto vignette in cui c'è solo un salice, una donna misteriosa, passanti, fra cui alcuni non casuali si avvicinano... è un climax perfetto questa storia, mi ha comunicato tantissimo... è genuina, pur nella sua "costruzione" ricercata, il sentimento si esprime con la giusta intensità, nè troppo tenue, nè troppo urlato. è di una delicatezza sopraffina.

    Secondo me si vede che temporalmente è successivo a tutti gli altri, sia per il disegno sia per la narrazione che lascia tutto al "non detto". L'importante non è descrivere, ma far sentire... il classico triangolo che c'è ma non si vede.

    CITAZIONE
    Ragini, effettivamente, è quello che merita gli aggettivi di "costruito", "artefatto", "distaccato", "cerebrale", "intellettualistico"... l'artificio è così evidente che non permette nessuna empatia, la comunicazione con il lettore è difficoltosa, in alcuni momenti addirittura si interrompe... è un altro lato della Hagio che a me non piace, in effetti.

    Ragini forse necessitava di un maggior numero di pagine...

    CITAZIONE
    SlowDown è di una Hagio più fantascientifica che ancora devo comprendere bene

    Se l'ho compresa bene, il tema è la solitudine e come possa essere squarciata da una singola, calda mano capace di salvarci dall'oblio. Siamo l'uno la salvezza dell'altro.
     
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    Sorella Alberta

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    Sorry, anziché su "rispondi" ho cliccato su "modifica" e così senza volere ho parzialmente modificato il tuo messaggio. :sniff:

    non preoccuparti, ne conservo numerose copie nei miei numerosi archivi image image

    CITAZIONE
    Esatto: questo "stare in sospeso" di Sara è uno degli aspetti del manga che più gradisco e purtroppo un aspetto che nella versione animata di Natsu e no tobira -pur bellissima- non è stato preso in considerazione, essendo Sara -in quel caso- tratteggiata come un personaggio evil :huhuhu:

    rendere Sara una cattiva è soltanto una facile semplificazione.

    CITAZIONE
    E' sempre il tema di "passaggio" dall'adolescenza all'età adulta. Marion ci riesce grazie a Sara, mentre Claude purtroppo non ci riesce e rimane "cristallizzato" nell'adolescenza. Chi riesce ad accettare il cambiamento, va avanti, mentre chi non riesce ad accettarlo è costretto a fermarsi. Tempo fa c'era un sito che esaminava questo aspetto ricollegandolo al mito di Leda e il cigno, ma non riesco più a trovarlo :buu:

    una simmetria speculare davvero ben orchestrata, che giustifica tutto, dalla prima all'ultima vignetta.

    CITAZIONE
    Secondo me Marine non è tanto ikediano, la sceneggiatrice si è rifatta a un film in bianco e nero, famoso anche da noi come "Il ritratto di Jennie". E ora mi sovviene che devo curare la nota informativa relativa in proposito :buu: Anch'io adoro Shiro e La figlia di Iguana^^

    come dici in seguito, ikediano soprattutto per alcune espressioni facciali... per modo di dire, insomma, "ikediano" soltanto come mia categoria personale per delineare un sentimento delicato e addolorato. Ma nella Hagio il sentimento non scade mai nelle "urla di dolore".

    CITAZIONE
    A me è piaciuto anche Siamo in undici, ma concordo col fatto che sono veramente opere "diversissime" e che la Hagio è famosa più per un altro stile di narrazione e di racconti, che però -sempre secondo me- sono più difficili da comprendere per il pubblico italiano. In fondo Siamo in undici è una space opera e non c'è bisogno di un grande background culturale, ma per Thoma no Shinzou avrebbero dovuto spiegare un po' di cose... insomma credo che l'abbiano considerato troppo difficile. Anche Poe secondo me non è semplicissimo :buu: è una storia di vampiri che però non è sui vampiri... cioè il tema del vampirismo mi sembra più trattato per riflettere e far riflettere su temi come l'eterna giovinezza e il tempo, la memoria, l'adolescenza cristallizzata.

    infatti, io credo che autrici come quelle che sono già state pubblicate, Yamato, Miuchi Ikeda e via dicendo, che tra l'altro non sono nemmeno le "fondatrici", siano più comprensibili a un pubblico occidentale perchè alla fin fine più "facili". La Hagio può essere spaesante.

    CITAZIONE
    Castello è quello che mi ha fatto penare di più come adattamento... secondo me è proprio difficile, e poi il finale spiazza più di qualcuno. Se non erro è la storia breve della Hagio con meno feedback :buu:

    davvero? forse allora la Hagio è proprio nelle mie corde per sapermi conquistare con una delle sue opere più difficili... e naturalmente il merito è anche dell'adattamento :blush:

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    Yanagi no Ki io

    Secondo me si vede che temporalmente è successivo a tutti gli altri, sia per il disegno sia per la narrazione che lascia tutto al "non detto". L'importante non è descrivere, ma far sentire... il classico triangolo che c'è ma non si vede.

    notavo questo cambiamento vistoso di stile: a me piace di più quello di Marine, ma anche questo non ha nulla di meno.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    SlowDown è di una Hagio più fantascientifica che ancora devo comprendere bene

    Se l'ho compresa bene, il tema è la solitudine e come possa essere squarciata da una singola, calda mano capace di salvarci dall'oblio. Siamo l'uno la salvezza dell'altro.

    [/QUOTE]

    la dovrei rileggere, così finalmente potrò dire di apprezzare tantissimo anche la Hagio "fantascientifica"... in effetti ambientazioni e tempi straniati e stranianti possono comunicare ancora meglio certe tematiche. se poi consideriamo che lo sguardo straniante è quello più difficile e che qualifica gli artisti più alti... :hero:
     
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  4. toruchan88
     
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    salve, volevo commentare una rosa e un amore... mi è piaciuto ma spero che non sia finito con la quarta parte... perchè così è significativo si, ma un po' tristino...
     
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  5. Deda
     
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    dovrebbero essere sei parti in tutto, se ho capito bene.
     
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    No, sono state raggruppate in quattro parti... sì la storia finisce così, con la parola fine.
    A me questo racconto piace tanto, proprio perché è tronco così...
     
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  7. toruchan88
     
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    beh si la fine indica proprio la sua crescita, però speravo di vedere un qualcosa di concreto tra i protagonisti!
     
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    No... non cedere al richiamo dello skamarcio! La Shouji non ti può accontentare!! :corre:

    Scherzo... però la verità è che quest'autrice si sposa poco con il romance :sweat: cioè, anche nella sua opera più lunga non c'è che un misero bacetto... e quando l'ho visto sono rimasta così :spavento:
    perché proprio non me l'aspettavo!
    Decisamente, secondo me non sa cosa sia il romance... :hua:
     
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    Nel mezzo del cammin della mia vita mi ritrovai per una selva oscura...

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    chè la diritta via era smarrita...ed è da un po' che più non l'ho trovata!

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    Finito di leggere oggi "Una rosa ecc ecc"
    Beh,devo dire che questa mangaka di classe ne ha da vendere e meriterebbe una pubblicazione di maggior rilievo in Italia..

    Da una storiellina leggera leggera tira fuori la crescita personale di un'adolescente impacciata e insicura con delle intuizioni psicologiche qua e là da lasciare sbigottiti tipo
    SPOILER (click to view)
    come la protagonista si rende conto di essere innamorata di colui che credeva di odiare o la scena della finta violenza...ma non ditemi che questa era stata pubblicata integralmente negli anni '80,reggiseno compreso???' :spavento: Stupefacente..si vede che il Moige era di là da venire... :lalala:


    Non una storia per ragazzine innamorate comunque,o non solo.....
     
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  10. jejja88
     
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    Ho letto solo adesso (perdono! :respect: ) le storie brevi di Tezuka...
    sono contentissima di averlo fatto, mi sono piaciute molto, mi hanno commossa e fatto riflettere...il chè è abbastanza inusuale per me :sweat:

    sarà che adoro i gatti, ma quella che mi ha colpito di più è stata Okaasan...è impressionante come in così poche pagine (in questo caso 3!!) si possano esprimere così tante cose...
     
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  11. *GardeniA*
     
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    Letta la One Shot estiva dello SMOP; davvero azzeccata la scelta dei tempi di pubblicazione, visto che è estiva ma velata di malinconia! E poi l'utilizzo della tonalità blu per dare l'idea dell'oscurità notturna era molto gradevole! Grazie a tutti, come sempre!
     
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    Ho letto Tenshin. Che carina questa one-shot!*_*
    I personaggi della Yamagishi assumono sempre delle pose così eleganti... Si vede che è una cultrice della danza classica.

    Grazie allo smop-team per averci regalato questo piccolo gioiellino! :cuore:
     
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  13. M i c c h a n
     
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    Solo oggi - ma "meglio tardi che mai", no? :dance: - ho recuperato la lettura di Hanashigure,di Maki Miyako. Ho trovato davvero belli i disegni anni '70, la narrazione matura, toccante, coinvolgente e... insomma, mi è piaciuta molto! A questo punto sarei curiosa di leggere altro di questa mangaka.
    Altre one-shot divorate - stavolta tempo fa :shifty: - son state quelle della Hagio. Stupende! Iguana no musume, poi, ricordo bene per poco non mi fece pure piangere :sniff: Davvero meravigliosa.
     
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    Tooryanse della Higashimura è stata una lettura davvero gradevole. Grazie mille per averla tradotta!
     
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